I brand si “lanciano” alla conquista dello spazio
Pronti? Si decolla! Oggi vi propongo un viaggio nella Space advertising, una realtà luminosa che si fa sempre più vicina per i nostri protagonisti… di chi stiamo parlando? Ma dei brand naturalmente. Niente fantascienza e nemmeno un’utopia: oggi lo spazio, da fonte di ispirazione per poeti e artisti, per sognatori e viaggiatori, diventa una nuova opportunità concreta per il business, sia per privati che per aziende.
A livello di storytelling immagino che la notizia non vi stupisca, d’altronde quante volte abbiamo visto astronavi, pianeti, stelle o alieni all’interno delle narrazioni pubblicitarie… Ma c’è un nuovo scenario, una nuova frontiera da conquistare, e non parliamo solo di un trend topic di comunicazione, ma di uno luogo fisico per “lanciare” i propri prodotti. Uno sviluppo a cui potremmo quasi dare un nome e un cognome: Elon Musk che, anche in questo caso, accetta la sfida senza freni, sparando oltre all’orbita marziana una Tesla Roadster.
Non sembrano esistere limiti in questo panorama, ma è davvero così?
C’è chi ha urlato allo sperpero di denaro, all’inquinamento spaziale e chi ha rimarcato più volte come, sotto la maschera del progresso, ci sia un’irresponsabile e dannosa mossa di marketing: voi cosa ne pensate?
In questa gara alla conquista dello spazio, sul podio troviamo l’americana Pepsi Cola con la lattina di plastica lanciata fuori dalla stazione Mir, Agrotec con ISSpresso, la macchinetta da caffè utilizzabile in orbita o ancora, tra i brand italiani, Dainese. Avrete sicuramente sentito nominare il marchio vicentino per le tute di Moto Gp o per l’abbigliamento tecnico, ma lo sapete che lavora anche alla realizzazione di tute spaziali? E pensate che da quando il business di Dainese ha allargato il suo orizzonte, anche i guadagni sono arrivati alle stelle!
Insomma, se è vero che non è sempre oro ciò che luccica, questa volta lo sviluppo in direzione degli astri sembra promettere scintillanti profitti.
Vero è che, l’orbita terrestre, dopo decadi di lanci governativi e privati, comincia ad assomigliare ad un immenso immondezzaio spaziale, in cui i residui delle attività umane sfrecciano a velocità supersoniche. Pensate che l’agenzia spaziale europea (ESA) stima 128 milioni i detriti prodotti dall’uomo attualmente in orbita! Insomma, certamente un “terreno” delicato, un nuovo ambiente che, nonostante la sua vastità, va preservato come un bene prezioso. Samsung per esempio, nel lancio dello SpaceSelfie, ha trovato il modo di sfruttare speciali pannelli solari per alimentare il progetto a livello energetico, potrà bastare?
Il percorso è avviato, anche se ancora lungo, concordando nell’attribuire alla space advertising un potenziale innegabilmente enorme. Crediamo nella ricerca in questa direzione ma, un’industria pubblicitaria come quella di oggi, che sempre di più si proclama attenta alla sostenibilità, non può non tenere conto del circolo vizioso che potrebbe compromettere qualunque sogno di gloria fra le stelle. C’è ancora tanto da lavorare, forse siamo semplicemente nati troppo presto, comunque vada, vi terremo aggiornati, parola di Eggy!